Che bella festa di musica. Ne è valsa la pena di arrivare fino lassù, alla fine non ha piovuto (almeno quando eravamo in fila), ha fatto freddino, ma dentro il Forest c'era tutto il calore del mondo. La musica è andata via facile, poco meno di 3 ore di concerto, forse 2 e 40, che ne so, non sono stato a cronometrare, ma a seguire ogni singola posizione di ogni singolo accordo di Dave, sì, quello sì, e a soffire insieme ai malcapitati tamburi ai colpi possenti di Carter, ad arricciare il naso sulle "pose" di Stefan, a cercare di penetrare gli occhialoni neri di Boyd. La scaletta mi è piaciuta, temevo qualche sbavatura dopo i commenti di chi ci aveva anticipato a Dublino e Lisbona, ed invece è stato - a mio modesto avviso - un bell'assortimento. Chi non c'entrava nulla è il povero Morello, al quale tocca restituire una sei corde elettrica quanto prima per rivederlo in una dimensione più consona al suo stile, perchè da folk singer con lo straccale penzoloni proprio non ce lo vedo. Anche l'intrusione - perchè per me tale resta - nel set dei Nostri è stata avulsa dal contesto musicale, solo su Satellite ho avuto un timido sussulto, sperando che l'assolo che gli è stato dare di suonare "ci stesse", ma è durato poco. Sarà che ci ho visto Springsteen fare "quelle robe" lì, con chitarra, armonica e voce (assente ingiustificata nel suo set, ma d'altronde se non ce l'ha...), magari anche scomodando qualche Mostro Sacro (stavolta è toccato a Woody Guthrie), ma il one man revolution che ha il nome di un buon vino farebbe meglio a ritrovare qualche compagno di ventura se ci vuole rendere nuovamente ebbri.
I Nostri ci hanno messo cuore, muscoli, sudore, sorrisi, complimenti vicendevoli, una maestria che risplende nelle cose complicate che fanno, che addosso a loro sembrano semplci. Non so se c'era il caro vecchio feeling di questa band, che tanto piace agli americani, non so se sono stanchi ed assuefatti alla loro condizione di macchina sonica (e commerciale): per me era la prima volta, ed ho visto ed ho sentito musica di prima scelta, questo è e mi basta.
Dai solo di Dave, come questa , alle quasi suite dell'ensamble (mamma mia Two Step...) in cui dicevo tra me e me "speriamo non finisca proprio adesso", ho assistito ad un campionario di piccole, grandi gioie: le canzoni ed prezioso modo di suonarle da parte di chi era sul palco (nessuno escluso), la felicità di goderne di tutti coloro che erano a sgolarsi ed a cantare sotto al medesimo palco.
Quel ragazzo nato nel continente nero ha fatto le sue facce buffe, ha gigioneggiato in scena, spesso biascicando parole in un accento sudista, ha sudato come se stesse in una fornace, ma, soprattutto, ha spadroneggiato con la sua chitarra e la sua voce, lasciando nel mio cuore di "bambino" il desiderio che "da grande anche io voglio suonare e cantare come lui".
Vi pare poco?
Hasta la DMB!